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Libri Moderni

Morante, Elsa

La storia : romanzo / Elsa Morante ; introduzione di Cesare Garboli

Torino : Einaudi, copyr. 1974, rist. 1995

Einaudi tascabili. Letteratura ; 267

Abstract: A questo romanzo (pensato e scritto in tre anni, dal 1971 al 1974) Elsa Morante consegna la massima esperienza della sua vita "dentro la Storia" quasi a spiegamento totale di tutte le sue precedenti esperienze narrative: da "L'isola di Arturo" a "Menzogna e sortilegio". La Storia, che si svolge a Roma durante e dopo la seconda guerra mondiale, vorrebbe parlare in un linguaggio comune e accessibile a tutti. EDITORIALE

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Libri Moderni

Buzzati, Dino

Il deserto dei Tartari / Dino Buzzati

Milano : Mondadori, 1966

Oscar Narrativa ; 48

Abstract: Il romanzo segue tutta la vita di Giovanni Drogo, dal momento in cui questo, ventunenne pieno di ambizioni, arriva alla Fortezza Bastiani, sua prima destinazione dopo la recente nomina a tenente. Essa, ultimo avamposto ai confini settentrionali del regno, domina la desolata pianura chiamata “deserto dei Tartari”, un tempo teatro di rovinose incursioni da parte dei nemici. Tuttavia, da molti anni nessun attacco è più giunto da quel fronte, e la Fortezza, dimenticata da tutti continua tuttavia a vivere secondo le norme ferree che regolano gli organismi militari, ed esercita sui suoi abitanti una sorta di malia che impedisce loro di lasciarla. I militari che la abitano sono, infatti, animati e sorretti da un'unica, inconfessata speranza: vedere apparire all'orizzonte, contro le aspettative di tutti, i nemici. Questo accadrà anche a Drogo, che pure si proponeva di rimanere alla Fortezza per pochi mesi. Nell'attesa della "grande occasione" si consuma la vita di Drogo :vedrà alcuni dei compagni morire, altri lasciare la fortezza ancora giovani o ormai vecchi. Infine arriverà la grande occasione ma ...

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Libri Moderni

Buzzati, Dino

Il deserto dei Tartari / Dino Buzzati

Milano : Mondadori, 1989

Oscar classici moderni

Abstract: Il romanzo segue tutta la vita di Giovanni Drogo, dal momento in cui questo, ventunenne pieno di ambizioni, arriva alla Fortezza Bastiani, sua prima destinazione dopo la recente nomina a tenente. Essa, ultimo avamposto ai confini settentrionali del regno, domina la desolata pianura chiamata “deserto dei Tartari”, un tempo teatro di rovinose incursioni da parte dei nemici. Tuttavia, da molti anni nessun attacco è più giunto da quel fronte, e la Fortezza, dimenticata da tutti continua tuttavia a vivere secondo le norme ferree che regolano gli organismi militari, ed esercita sui suoi abitanti una sorta di malia che impedisce loro di lasciarla. I militari che la abitano sono, infatti, animati e sorretti da un'unica, inconfessata speranza: vedere apparire all'orizzonte, contro le aspettative di tutti, i nemici. Questo accadrà anche a Drogo, che pure si proponeva di rimanere alla Fortezza per pochi mesi. Nell'attesa della "grande occasione" si consuma la vita di Drogo :vedrà alcuni dei compagni morire, altri lasciare la fortezza ancora giovani o ormai vecchi. Infine arriverà la grande occasione ma ...

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Levi, Primo <1919-1987>

Se questo è un uomo / Primo Levi

Torino : Einaudi, copyr. 1958, rist. 1984

Nuovi coralli ; 2

Abstract: E' uno dei libri piu' alti sull'inferno del lager: una testimonianza sconvolgente, nella sua nudita' di cronaca. E' il libro della dignita' e dell'abiezione dell'uomo di fronte agli spietati meccanismi dello sterminio di massa. La vicenda della moltitudine che non aveva piu' nome, ma solo un numero impresso col tatuaggio sul braccio sinistro, viene evocata senz'ombra di retorica, lasciando alla tremenda realta' il compito di commentare se stessa. Dal coro degli indimenticabili personaggi del libro si alza un limpido messaggio morale e civile.

Candido ovvero l'ottimismo
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Libri Moderni

Voltaire, François-Marie Arouet de <1694-1778> - Bianconi, Piero - Calvino, Italo

Candido ovvero l'ottimismo / Voltaire, Francois ; introduzione di Italo Calvino ; traduzione di Piero Biancone ; illustrato da Paul Klee

21. ed.

Segrate [MI] : Rizzoli, 2001

Bur Classici ; L3

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Calvino, Italo

Il visconte dimezzato : presentazione dell'autore / Italo Calvino ; con uno scritto di Mario Barenghi

Milano : Oscar Mondadori, rist. 2011

Opere di Italo Calvino

Abstract: Nella guerra tra Austria e Turchia del 1716 ,il visconte Medardo ,colpito da una cannonata turca,torna a casa dimezzato. E attorno a lui tutto diventa incompleto e "dimezzato"...

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Sciascia, Leonardo

Il giorno della civetta / Leonardo Sciascia ; prefazione dell'autore ; note di Sebastiano Vassalli

Torino : Einaudi, copyr. 1961,copyr. 1972

Letture per la scuola media ; 21

Abstract: Di questo romanzo breve sulla mafia, apparso per la prima volta nel 1961, ha scritto Leonardo Sciascia: "... ho impiegato addirittura un anno, da un'estate all'altra, per far più corto questo racconto. Ma il risultato cui questo mio lavoro di 'cavare' voleva giungere era rivolto più che a dare misura, essenzialità e ritmo, al racconto, a parare le eventuali e possibili intolleranze di coloro che dalla mia rappresentazione potessero ritenersi, più o meno direttamente, colpiti. Perché in Italia, si sa, non si può scherzare né coi santi né coi fanti: e figuriamoci se, invece che scherzare, si vuole fare sul serio".

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Sciascia, Leonardo

Il contesto : una parodia / Leonardo Sciascia

Torino : Einaudi, copyr. 1971,copyr. 1990

Einaudi tascabili ; 14

Abstract: Se di Orwell non si può di certo dire che non riuscisse a vedere oltre l’attualità, ma che fosse in grado di preconizzare il futuro, la stessa cosa vale per Leonardo Sciascia, perché in fin dei conti la strategia della tensione, tutta arroccata in lotte di potere, che tanto ha insanguinato l’Italia e che ora in altra forma sembra avere messo radici assai profonde, in un certo senso era stata prevista dal grande scrittore siciliano. Forse sperava solo che fosse un’intuizione fantastica, tanto da pensare di scrivere un libro al riguardo, quel Contesto che poi si rivelerà drammaticamente anticipatore di un problema da cui ancora non riusciamo a venire a capo. Come precisa Sciascia nella nota finale, partendo da un fatto di cronaca gli venne l’idea di scrivergli attorno un romanzo, puramente di fantasia, ma si lasciò prendere la mano dalla vicenda di uno condannato ingiustamente che si mette ad ammazzare giudici e del poliziotto che gli dà la caccia e che a poco a poco diventa il suo alter ego; così, nonostante il paese dove accadono i fatti sia del tutto immaginario, un paese dove i principi, proclamati, vengono quotidianamente irrisi, dove le ideologie in politica servono solo a distinguere i contendenti che il potere si assegna, dove l’unica cosa che conta è il potere per il potere, questo paese piano piano assume una straordinaria rassomiglianza con l’italico stivale. E allora la mano comincia a correre per conto suo, trova una strada ben definita che nella vicenda di fantasia ha tutte le basi di una realtà oggettiva, così che, come dice Sciascia, questa storia che cominciò a scrivere per divertimento, la finì che non si divertiva più. Romanzo scritto in uno stile particolarmente colto, dove citazioni e rimandi a filosofi sono piuttosto frequenti, tuttavia in mezzo ai morti ammazzati, dove una volta tanto la mafia non corrisponde solo alla Sicilia, ma all’associazione di politici e di istituzioni che, sulla pelle dei cittadini, conducono la loro lotta di potere, quello che conta e che offre una dimensione di grande pregio al libro è il significato del contesto. E’ infatti questo la connivenza che lega gli uomini del potere, potere che diventa il vero protagonista del romanzo e che per effetto di legami e di interessi che si intrecciano fra la politica e le istituzioni, dove tutto si afferma e tutto si nega, in cui è labile il confine fra governanti e opposizione, diventa la mafia. Il romanzo è straordinario, di altissima qualità, e quindi è sicuramente meritevole di essere letto. In un paese non nominato eppure a noi tutti familiare, una successione di assassinii e funerali ufficiali scandisce la vita pubblica. Con assoluta chiarezza, ma su un fondo tenebroso, si disegna in questa storia la fisionomia di un anonimo protagonista, quel potere che, nelle parole di Sciascia, "sempre più digrada nella impenetrabile forma di una concatenazione che approssimativamente possiamo dire mafiosa".

L'agnese va a morire
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Libri Moderni

Viganò, Renata

L'agnese va a morire / Renata Viganò

Torino : Einaudi, 1974

Nuovi coralli ; 23

Abstract: L'Agnese va a morire (scritto da Renata Viganò nel 1949, edito da Einaudi) racconta la storia di una donna di mezza età, Agnese, che da una vita tranquilla accanto al marito passa dapprima a una vita sotterranea di collaboratrice dei partigiani e poi a una vita clandestina insieme alle truppe della Resistenza. La storia si ambienta nelle valli di Comacchio durante la seconda guerra mondiale, dal settembre del '43 alla primavera del '45. Le vicende cominciano con la deportazione del marito di Agnese, Palita, intellettuale comunista membro della Resistenza; quest'evento stravolge la vita di Agnese, donna semplice e contadina, che viene in questo modo avvicinata al movimento della Resistenza dai compagni di Palita. Agnese diventa protagonista della vita sotterranea caratteristica del movimento "civile" della Resistenza, che operava nei villaggi e nelle città: Agnese fa la "staffetta" da un paese all'altro per portare cibo, notizie e armi. La sua vita prosegue così per circa sei mesi, durante i quali viene a conoscenza della morte del marito durante il trasporto verso i campi di concentramento. Ma un giorno un soldato tedesco, ospitato dalla famiglia con la quale Agnese e Palita dividevano la casa, uccide per gioco la loro gatta nera, simbolo del loro mondo affettivo stuprato da una guerra gratuitamente crudele. La notte, con la lentezza e la solennità di un rito sacrificale, Agnese uccide il soldato spaccandogli la testa con il mitra. E così scappa e si dà alla macchia, entrando a far parte della vita clandestina della Resistenza. Agnese diventa "mamma Agnese", prepara un pasto caldo ai partigiani che tornano dalla guerriglia, controlla che vi siano provviste per tutti, condivide con loro le gioie, i dolori e la morte, il cui odore aleggia costantemente nell'atmosfera lattiginosa delle valli di Comacchio. Agnese, umile madre del popolo, esegue tutti i compiti "casalinghi", indispensabili nella vita clandestina; sostiene sulle sue spalle il peso di un'idea nel modo più pragmatico possibile: non c'è alcun recondito motivo alla sua partecipazione alla Resistenza, ma lo fa perché è giusto, e Resistenza vuol dire obbedire al Comandante, incarnazione reale di quell'idea, e di "fare bene", di eseguire gli ordini "se sarà buona". Le vicende che attraversano quest'altro anno raccontano la guerriglia contro i tedeschi, che rappresentano i "cattivi" del romanzo, i nemici contro i quali bisogna combattere per non essere annientati. Gli unici "buoni" sono i partigiani, malvisti sia dalla popolazione locale, e sottovalutati anche dalle truppe alleate, schierate lungo la linea gotica, pochi chilometri più a sud, che sparano indiscriminatamente su tedeschi e partigiani pur essendo a conoscenza della presenza di questi ultimi. Dopo la disfatta del piccolo battaglione partigiano, Agnese torna a fare la staffetta, ma verrà uccisa durante un rastrellamento dal maresciallo tedesco del soldato da lei ucciso.

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Bassani, Giorgio

5: L'airone / Giorgio Bassani ; introduzione di Marilyn Schneider

Milano : Mondadori, 1978

Gli Oscar ; 876

Fa parte di: Bassani, Giorgio. Il romanzo di Ferrara / Giorgio Bassani

Abstract: “L’airone” è il romanzo del dolore definitivo, di un malessere esistenziale onnicomprensivo che pervade ogni aspetto della realtà: l’individuo, i suoi affetti, le cose, la natura. Soltanto dopo essere scesi nell’abisso più profondo sarà possibile risalire e progettare di nuovo. Bassani stesso dichiarerà di essersi sentito liberato dopo aver concluso quest’opera. Edgardo Limentani, il protagonista, è un avvocato di quarantacinque anni, ebreo, sposato con la Nives, la sua ex-mantenuta, e padre di una bambina. Vive a Ferrara con la famiglia e sua madre, apparentemente non gli manca nulla. Una mattina d’inverno del 1948 si sveglia all’alba “risalendo non senza fatica dal pozzo dell’incoscienza” per recarsi a Volano sul Po per una partita di caccia in botte. Fin dall’inizio è chiaro il suo senso di estraneità, si percepisce assurdo e meschino, avvilito, si osserva allo specchio e si trova antipatico, “ogni oggetto che gli cadeva sott’occhio, lo urtava, lo infastidiva”.

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Morselli, Guido

Il comunista / Guido Morselli

Milano : Adelphi, copyr. 1976

Narrativa contemporanea

Abstract: Il comunista, il romanzo che le giovani generazioni dovrebbero, debbono conoscere, viene scritto da Morselli tra il ’64 ed il ’65. La storia si svolge tra il ’58 ed il ’59, tra i “protagonisti” centrali vi è l’intero PCI : nelle sue dinamiche e nella sua (ancora carsica e protetta) discussione interna, nei suoi dirigenti, nella sua grandezza politica, sociale e culturale, nella sua iniziale involuzione istituzionale, nel suo iniziale distacco dal progetto rivoluzionario, nel suo appena accennato, ancora lieve, appannamento morale (stupisce la conoscenza profonda del PCI da parte di Morselli, che non è un militante comunista, ma “solo” un romanziere che prima di mettersi al lavoro – rara avis – studia, nelle sue pieghe più intime, il soggetto).Il personaggio principale, tuttavia, con nome e cognome è Walter Ferranini, un “comunista di base”, dirigente autorevole della Federazione di Reggio Emilia e da lì eletto alla Camera dei deputati. Ferranini – un operaio intellettuale, avremmo detto un tempo, una di quelle figure ormai scomparse ma che in quella grande scuola gramsciana e togliattiana del PCI fiorivano – scopre ben presto, in Parlamento, la sua nuova natura di “votatore silente”, di automa parlamentare, nel senso che il suo ruolo – da capopopolo dei contadini emiliani – si riduce a quello di pigiatore di tasti, per un “si” o per un “no”.

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Volponi, Paolo <1924-1994>

Memoriale / Paolo Volponi

Milano : Garzanti, copyr. 1962

I bianchi

Abstract: Prigioniero in Germania nell'ultima fase della seconda guerra mondiale, vittima in prigionia di tubercolosi polmonare e tormentato fin dall'infanzia dalla inguaribile malattia della solitudine, quando viene assunto da una grande fabbrica del Nord, Albino Saluggia s'illude di poter cambiare vita e finalmente guarire da tutti i suoi mali. Ma l'ingresso nel mondo del lavoro si rivela ben presto un guaio peggiore della disoccupazione e da questo momento l'esistenza di Saluggia si complica diventando un nodo di inestricabile follia.

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Pasolini, Pier Paolo

Ragazzi di vita / Pier Paolo Pasolini

Milano : Garzanti, 1988

Gli Elefanti

Abstract: Ragazzi di vita non è romanzo in senso proprio (manca un protagonista, un vero e proprio intreccio, una struttura organica), ma una serie di scene sostanzialmente autonome. Attraverso esse, Ragazzi di vita offre una cruda testimonianza della vita nelle borgate romane tra la fine della seconda guerra mondiale e l'inizio degli anni Cinquanta. Se osservato attraverso i parametri delle convenzioni romanzesche, il romanzo può effettivamente apparire privo «di spina dorsale» (Pullini); occorre però innanzitutto tener conto del fatto che l'ispirazione del libro è più saggistico-documentaria che propriamente narrativa. Inoltre è lecito pensare che Pasolini abbia conferito al libro una struttura volutamente "aperta" proprio perché rispecchiasse realisticamente il "ritmo" anarchico della vita dei suoi "eroi" (attaccando così le convenzioni romanzesche anche sul piano strutturale, oltre che, come vedremo, linguistico). I personaggi del romanzo, tutti giovanissimi, appartengono esclusivamente al sottoproletariato urbano. Solo in alcuni casi vengono presentati con i nomi propri (Amerigo, Marcello, Genesio), mentre l'autore preferisce identificarli con il soprannome in codice" che hanno nel gruppo di sbandati di cui fanno parte (il Lenzetta, il Piattoletta, il Riccetto), quasi a sottolineare la separatezza del mondo dei "ragazzi di vita" dal corpo sociale. Legati a una dimensione di pura "fisicità", essi si muovono spinti sempre da esigenze elementari, addirittura biologiche (il cibo, il sesso), non hanno una coscienza, men che meno politica, sono pura energia vitale. Vivendo alla giornata, di espedienti, incorrono in continue avventure, ora comiche, ora grottesche, ora tragiche. Neppure queste ultime però lasciano il segno su di loro: sospinti da una esuberante energia, essi vengono riassorbiti dal ritmo della loro vita vagabonda, disperata e insieme allegra. Sono personaggi elementari che si esprimono esclusivamente nell'azione (in cui mettono in mostra la loro animalesca agilità) o nel dialogo assai scarno, spesso ridotto a insulto gridato, che accompagna le loro scorribande. EDITORIALE

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Calvino, Italo

Il sentiero dei nidi di ragno / Italo Calvino ; prefazione dell'autore

Milano : Garzanti, 1987

Gli Elefanti

Abstract: La storia di Pin, bambino sbandato, passato, come per caso, dai giochi violenti dell'infanzia alla dura realtà della guerra partigiana. Il sentiero dei nidi di ragno, pubblicato una prima volta nel 1947, è il primo dei romanzi scritti da Calvino e rappresenta la Resistenza vista dalla parte di un bambino; un'avventura, un gioco serio e appassionante, un rito di iniziazione alla vita adulta, una scuola di idee, di caratteri, di concezioni. Non un'agiografia della lotta partigiana, il libro mostra che la Resistenza fu anche crudeltà, assassinio. Un romanzo, dunque, antiretorico e aspro, malgrado il tono fiabesco. Il tono fantastico, la visuale originale, il mescolarsi di realtà e fiaba collocano inoltre il romanzo di Calvino un una posizione eccentrica rispetto all'affermarsi del Neorealismo in quegli anni. "Questo è il primo romanzo che ho scritto; quasi posso dire la prima cosa che ho scritto, se si eccettuano pochi racconti. Che impressione mi fa, a riprenderlo in mano adesso? Più che come un'opera mia la leggo come un libro nato anonimamente dal clima generale d'un'epoca, da una tensione morale, da un gusto letterario che era quello in cui la nostra generazione si riconosceva, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale" (dalla prefazione di Italo Calvino).

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Moravia, Alberto

Il conformista / Alberto Moravia ; introduzione di Geno Pampaloni

Milano : Mondadori, 1973

Gli Oscar ; 441

Abstract: Il protagonista è un uomo, Marcello Clerici, il quale, già da ragazzo, si distingue dai coetanei: “era crudele senza rimorso né vergogna, del tutto naturalmente, perché dalla crudeltà gli venivano i soli piaceri che non gli sembrassero insipidi”. Si rende conto di questa diversità e da quel momento s’insinua in lui il dubbio di non essere una persona normale: “Così, egli era un anormale, non poteva fare a meno di pensare, o meglio di sentire, con una viva, fisica consapevolezza di questa anormalità, un anormale segnato da un destino solitario e minaccioso e ormai avviato per una strada sanguigna sulla quale nessuna forza umana avrebbe potuto fermarlo.”

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Pavese, Cesare

La bella estate / Cesare Pavese

Torino : Einaudi, copyr. 1949

Opere di Cesare Pavese ; 8

Abstract: Il libro “La bella estate” è immerso nel filone simbolico. E’ la storia di Ginia, una ragazza che lavora presso una sarta. Ginia si trova immersa in un mondo che è opposto al suo : i pittori della Torino degli anni ’40. Ve la introduce un’amica : Amelia, una modella che posa per i pittori. Ginia ne conosce uno, Guido, di cui s’innamora e vive con lui, dividendo la soffitta-studio pur sapendo che non l’ama affatto. Così ella si affida alle mani di Amelia, colpita dalla sifilide. La battuta finale è molto importante per il significato del romanzo che qui viene evidenziato maggiormente ;Ginia dice ad Amelia :”Conducimi tu”. Il romanzo pare un racconto da settimanale femminile, ma è ben più profondo il contenuto. Rappresenta lo scontro tra l’innocenza (Ginia) e la corruzione (Guido ed Amelia). L’innocenza perduta della ragazza è appunto il passaggio da uno stato felice, quello dell’infanzia e della adolescenza, ad uno stato diverso, quello della maturità. Amelia è un personaggio, in parte, negativo, ma necessario al compimento di questo sacrificio. Pavese in lei rappresenta la morte, piuttosto come lui la vede : ambigua, perfida, ma nello stesso tempo invitante, al punto da farsi guidare verso una vita che, a livello personale, non gli appartiene. Così Ginia vede Amelia, tanto da farsi guidare in un mondo che non è il suo. Quindi il gioco con i simboli non è ancora finito

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Pavese, Cesare

Prima che il gallo canti / Cesare Pavese ; con una cronologia della vita dell'Autore e del suo tempo a cura di Antonio Pitamitz e una nota introduttiva al romanzo, un'antologia critica, una bibliografia di Marco Forti

Milano : Mondadori, 1967, rist. 1977

Gli Oscar ; 117

Abstract: «I due romanzi han tutt'e due andamento di memorie, e lo stesso tema generale: la posizione d'un intellettuale in un momento di "scelta" politica, non d'idee, che quelle son date per già scelte, ma d'azione, di presenza». Italo Calvino Il carcere e La casa in collina: i due romanzi brevi che sancirono la maturità artistica di Cesare Pavese. Scritti a distanza di dieci anni l'uno dall'altro (il primo è del '38-'39, il secondo del '47-'48), sono diversi per intensità della narrazione, ma analoghi per comunanza d'esperienza umana. Nel Carcere Pavese segue la vita di un confinato politico, Stefano, in un paesucolo del Mezzogiorno. Nella Casa in collina le vicende personali di Corrado si intrecciano inesorabilmente ai drammatici eventi storici di Torino bombardata, la resistenza operaia, i partigiani, i fascisti. Mai come in queste pagine la tormentata riflessione intellettuale di Pavese si unisce a una lucida analisi dei personaggi e dei luoghi, in un confronto serrato tra la solitudine, il ripiegamento interiore, e l'urgenza del mondo, dei fatti che accadono intorno: il tentativo, tutto pavesiano, di una conciliazione profonda e sofferta tra il mito e la storia.

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Pirandello, Luigi <1867-1936>

Uno, nessuno e centomila / Luigi Pirandello ; introduzione di Giovanni Croci ; cronologia della vita di Pirandello e dei suoi tempi e bibliografia a cura di Corrado Simioni

Milano : Mondadori, 1967

Gli Oscar ; 99

Abstract: Vitangelo Moscarda, chiamato dalla moglie Gengè, partendo dalla scoperta di avere il naso lievemente storto, si avventura in una serie di ricerche speculative che lo porteranno alla rovina. Ma si tratta davvero della rovina? La banalissima constatazione, riguardante l’altrettanto banale difetto fisico, gli provoca la consapevolezza di essere visto e giudicato dagli altri in modi molteplici e differenti, di essere visto in “centomila” prospettive diverse e inconciliabili. Progressivamente, egli è assillato dal bisogno di scoprire un’immagine obiettiva di sé. Nel tentativo di uscire da questa situazione inizia a commettere azioni impreviste, capovolgendo le convinzioni che gli altri si sono fatti sul suo conto, scopre contraddittoriamente di saper essere crudele o generoso, disinteressato o egoista, fino a comunicare la propria “pazzia” a un’amica della moglie che durante un singolare amplesso lo ferisce con un colpo di pistola. Gengè è nei guai fino al collo, ma anche questa è una “finzione” della società alla quale si oppone. In effetti egli continua le sue ricerche in un ospizio, dove finirà a vivere il resto dei suoi giorni e nel quale scoprirà, amaramente appagato, che l’uomo è immerso in un continuo flusso durante il quale muore e rivive ogni istante; l’unica immagine possibile di sé consiste nelle cose, nella natura, nell’aria che riflettono e rendono eterna la parte veramente viva di ogni creatura. Una volta giunto a essere ritenuto pazzo, Vitangelo si dichiara soddisfatto di questa conclusione che “non conclude”, accetta di rinascere «nuovo e senza ricordi: vivo e intero… in ogni cosa fuori», totalmente escluso dalla vita sociale e dalla visione comune degli uomini. L’alienazione di Moscarda consiste nella totale scomposizione dell’io, nell’impossibilità di calarsi in un qualunque tipo di ruolo, perché la realtà muta incessantemente e nulla può interromperne il flusso. Si può tranquillamente affermare che in questo romanzo la filosofia pirandelliana trovi totale compimento e si dispieghi al massimo delle sue potenzialità. Il protagonista dell’ultimo romanzo del narratore siciliano assorbe in sé e supera tutti i personaggi presenti nei romanzi e nelle novelle dello scrittore. Non a caso il testo recupera materiali che erano andati via via accumulandosi nel corso degli anni sulla scrivania dello scrittore. L’opera è considerata un riepilogo di tutta l’attività, narrativa e teatrale di Pirandello, qualcosa di compiuto nella forma e incompiuto nella sostanza. Il romanzo «più amaro di tutti, profondamente umoristico, di scomposizione della vita» (così afferma l’autore in una lettera autobiografica) mette in scena il personaggio più “smontato” e più carico di autoconsapevolezza del mondo pirandelliano, fortemente desideroso di tornare alla freschezza dell’impressione immediata. Anche l’andamento stilistico appare involuto e franto, organizzato in un monologo ricco di interrogazioni ed esclamazioni, proprio per affermare l’impossibilità di una conoscenza organica e coerente della persona e del mondo stesso.

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Libri Moderni

Silone, Ignazio

Vino e pane / Ignazio Silone

Milano : Mondadori, 1969

Gli Oscar ; 204

Abstract: Il protagonista di "Pane e vino" di Ignazio Silone è Pietro Spina, un intellettuale comunista, che, stanco del soggiorno in terra straniera, in cui è stato costretto a emigrare, per motivi politici, ritorna in Italia, spinto dalla nostalgia della patria. Arriva nella Marsica, gravemente malato di tisi e viene riparato in un fienile da un compaesano. Eì curato da un ex compagno di liceo, ma non può fermarsi lì per lo stato di salute e per la vigilanza delle forze dell’ordine, lanciate alla sua ricerca. L’amico trova per lui un travestimento da prete e un nuovo rifugio in un borgo montano, col pretesto di trascorrervi un periodo di convalescenza e di riposo, come don Paolo Spada. Il viaggio incalesse, durante il quale attraversa attraversa il suo paese natale, si interrompe per un pernottamento nella locanda del Girasole, dove ha la ventura di essere chiamato al capezzale di una giovane donna morente. Lo Spina, raggiunge Pietrasecca e qui comincia la sua nuova vita, una vita difficile anche per il disagio procuratogli dalla veste che indossa. L’osteria , dove prende alloggio, è il luogo d’osservazione di Pietro, che studia i paesani, al fine di poter introdurre fra loro la propaganda rivoluzionaria. Egli si accorge presto di urtare contro l’ignoranza, la superstizione e l’egoismo dei cafoni. Un secondo personaggio è infatti la società contadina immatura, che è rassegnata nella propria miseria e nell'ingiustizia, come una legge fatale che grava sempre sull'esistenza dei cafoni e accoglie l'ideale di Pietro, come un "sogno", bello, ma sempre un sogno. Ci sono poi, i giovani intellettuali, gli studenti, e fra questi Pietro ha meno difficoltà a farsi capire, ma i loro entusiasmi sono superficiali. Due incontri lo confortano: quello con la figlia di un possidente decaduto, che decide di entrare in convento e con un frate umile, che condivide con lui la speranza nella realizzazione del Regno di Dio. Nell’intento di riprendere l’attività clandestina con esito migliore, Pietro scende a Fossa, dove la società era più varia, ma prima vuole ristabilire un contatto con i compagni di partito, si tratta del Partito Comunista Ialiano, a Roma, senza piegarsi a nessun compromesso che il partito gli chiede.Questo suo dissenso gli procura però l’espulsione. Rientra in Abruzzo, senza essere riuscito a trovare a Roma un compaesano, da lui cercato, col quale avrebbe voluto accordarsi per un’azione comune fra i Marsicani, Pietro subisce, però, una nuova delusione perchè la propaganda fascista e la povertà della gente congiurarono insieme per disporre le masse ad accogliere con entusiasmo la dichiarazione di guerra all’Etiopia. Dalla prostrazione fisica e morale in cui cade, lo risollevano una sua amica, presunta miracolata, l’incontro con il suo ex professore di Liceo e con il giovane studente invano cercato a Roma. All’annuncio dell’arresto di lui, don Paolo scende a Rocca dei Marsi e lungo la strada viene a sapere che il giovane &egra?e; morto per i maltrattamenti fascisti. In casa del giovane incontra la sua fidanzata e rivede la giovane miracolata, che lo avvisa, che la polizia ha scoperto la sua era identità e lo esorta a fuggire al più presto. Il finto prete si precipita allora subito a Pietrasecca, per distruggere le carte che potevano indiziarlo e si congeda dalla figlia del possidente decaduto, consegnandole un quaderno dipensieri dedicati a lei. La lettura sconvolge la ragazza e la induce a seguire, senza indugio, Pietro in fuga lungo i sentieri della montagna, coperti di neve. Il libro si chiude sulla tragica fine della ragazza, aggredita da un branco di lupi in mezzo alla furia della tormenta. Un elemento importante nel romanzo è l'autobiografismo. Pietro Spina è simile a Silone, il quale di fatto non lascia l'esilio in terra straniera se non alla caduta del fascismo, ma immagina di ritornare nella Marsica per sollevare i cafoni e rovesciare la dittatura. Per lo scrittore è molto importante la religione nella dimensione terrestre e il segno cristiano è incancellabile. La figura del socialista, inoltre, nei suoi contenuti religiosi e messianici non si differenzia molto da quella del sacerdote.

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Libri Moderni

Pavese, Cesare

La casa in collina / Cesare Pavese

Torino : Einaudi, copyr. 1948,copyr. 1998

Einaudi tascabili. Letteratura ; 34

Abstract: La casa in collina è un romanzo breve, fortemente autobiografico, che verrà pubblicato alla fine del 1948. Si fa apprezzare per il racconto, obiettivo, dell'Italia degli anni Quaranta, un Paese dilaniato e allo sbando, pieno di poveri, di disperati e di senzatetto, ma animato da una irriducibile volontà di vivere e da un oscura speranza di riscatto che gli umili intravedono nel socialismo. Stupendo è il paesaggio del Piemonte sulla cui lirica e nel contempo asciutta descrizione spesso indugia Pavese, la terra dissodata, i campi coltivati, i vigneti, i boschi, gli effluvi del suolo, la luna, la notte, il gelo invernale e il sole cocente. Spesso il paesaggio, la natura assumono un valore simbolico, correlato sovente ai vivi ricordi d'infanzia del protagonista. Un protagonista, Corrado, che è anche il narratore dell'intera vicenda e che a me è parso un personaggio particolarmente riuscito, capace di rappresentare molti dei temi e dei problemi della narrativa di Pavese: la gioventù come inquieto limbo in attesa di qualcosa di importante che deve avvenire (Si aspettava qualcosa che non veniva mai), i rapporti difficili e tormentati con le donne, una concezione dell'amore assolutamente priva di illusioni, spesso vissuto come manifestazione di opposti egoismi, il sesso come motore del rapporto uomo-donna e soprattutto la solitudine, il desiderio (A me piaceva cenar solo, nella stanza oscurata, solo e dimenticato, tendendo l'orecchio, ascoltando la notte, sentendo il tempo passare) e l'ineluttabilità dello stare soli (Succede a tutti, -continuai-, Si passano insieme dei mesi, degli anni, poi succede. Si perde un appuntamento, si cambia casa, e uno che vedevi tutti i giorni non sai nemmeno più chi sia. Tutti un bel giorno siamo soli. (...) Inutile piangere. Si nasce e si muore da soli), un pessimismo spesso quasi nichilistico (Padre, madre e figliuoli, tutto viene per caso) che permea molte pagine del romanzo.