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Trovati 3 documenti.

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Libri Moderni

Ovidius Naso, Publius

6 : (Libri XIII-XV) / Ovidio ; a cura di Philip Hardie ; testo critico basato sull'ed. oxoniense di Richard Tarrant...

Milano : Mondadori, 2015

Scrittori greci e latini

Fa parte di: Ovidius Naso, Publius. Metamorfosi / Ovidio ; a cura di A. Barchiesi

Abstract: Da Troia a Roma, da Achille a Ulisse a Enea: e poi a Romolo, Numa Pompilio, Giulio Cesare, Augusto. Ovidio sceglie di terminare le Metamorfosi con afflato epico, combinando Iliade, Odissea ed Eneide in un unico straordinario amalgama. Ma non dimentica l?ispirazione centrale del suo poema, il divenire. Ne è esempio mirabile, fra tanti, la metamorfosi di Glauco che, respinto da Scilla, si getta in mare dopo aver gustato l?erba miracolosa diventando un dio, nel «trasumanar» che giungerà sino a Dante. Lo dice Pitagora, colui che, in esilio come sarà Ovidio, ha spiegato «i principi / dell?universo, le cause delle cose, e che cos?è la natura»: omnia mutatur, nihil interrì, «tutto muta, nulla muore»; cuncta fluunt, omnisque uagans formatur imago, «tutto scorre, e ogni immagine si forma nel movimento». Lo spirito è errabondo, passa dagli animali agli uomini e dagli uomini agli animali: «come la duttile cera si plasma in nuove figure, / e non rimane com?era, né mantiene la stessa forma, / ma pur sempre è la stessa, così ... l?anima rimane / sempre la stessa, ma trasmigra in varie figure». Scorre anche il tempo, con moto incessante, «non diversamente da un fiume»: come testimoniano le notti, che passano «muovendo verso la luce», e il colore del cielo, che non è «lo stesso quando ogni cosa, spossata, / è sprofondata nel sonno, e quando Lucifero splendente compare / col suo bianco cavallo». Con Pitagora, Ovidio ritorna, alla fine del poema, alla poesia cosmogonica che lo aveva aperto: si riallaccia, come fa notare Philip Hardie nel suo splendido commento, a una tradizione che da Empedocle discende a Ennio, Lucrezio e Virgilio. Con lui, l?eroe della sapienza, Ovidio canta, in perfetta simmetria con il canto di Calliope nel Libro V e quello di Orfeo nel Libro X, «grandi cose ... rimaste a lungo un mistero». Pitagora, però, è prefigurazione di Ovidio stesso: dopo la trasformazione in stelle di Cesare e di Augusto, le Metamorfosi terminano con l?apoteosi del poeta, che dopo la morte trasporterà sé stesso «più in alto delle stelle»: «Ho ormai compiuto un?opera» scrive «che non potranno cancellare / né l?ira di Giove, né il fuoco, né il ferro, né il tempo divoratore / ... e per tutti i secoli, grazie alla fama, / se c?è qualcosa di vero nelle profezie dei poeti, vivrò». EDITORIALE

Il primo latino
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Libri Moderni

Mabilia, Valentina - Mastandrea, Paolo

Il primo latino : vocabolario latino-italiano, italiano-latino / Valentina Mabilia e Paolo Mastandrea

3. ed

Bologna : Zanichelli, 2015

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Libri Moderni

Liutprandus : Cremonensis

Antapodosis / Liutprando ; a cura di Paolo Chiesa ; con una introduzione di Girolamo Arnaldi

Milano : Mondadori, 2015

Scrittori greci e latini

Abstract: Siamo nel bel mezzo del Medioevo, in quel secolo X quando, sfaldatosi in Occidente l'impero fondato da Carlo Magno, ha inizio un regno d'Italia conteso senza esclusione di colpi dai potenti delle regioni settentrionali con l'appoggio, o l'ostilità, dei sovrani tedeschi e del papa. Liutprando, rampollo di una famiglia di rilievo, nasce a Pavia - capitale del regno verso il 920, vi viene educato, entra sin da bambino a corte cantando nel coro, diviene diacono, viene inviato da Berengario in ambasceria a Costantinopoli. Un contrasto violento con il sovrano lo costringe a riparare presso Ottone I, re di Germania e futuro imperatore, del quale sarà spesso emissario importante. Alla corte di questi, nel 956, l'inviato del califfo di Cordova, Recemundo vescovo di Elvira, esorta Liutprando a comporre un'opera di carattere storiografico. Nasce, allora, l'Antapodosis in sei libri: i primi tre narrano vicende delle quali l'autore ha appreso da altri, gli ultimi di eventi dei quali è stato testimone diretto. È la storia intricata dei "fatti degli imperatori e dei re" di mezza Europa, di forti condottieri e di principi "smidollati" ed "effeminati", e s'intitola Antapodosis perché l'autore l'intende come una "ritorsione", una sorta di vendetta, contro Berengario e la moglie Guilla per quel che essi hanno fatto a lui. Introduzione di Girolamo Arnaldi. EDITORIALE