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× Nomi Landolfi, Tommaso

Trovati 8 documenti.

Dialogo dei massimi sistemi
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Landolfi, Tommaso

Dialogo dei massimi sistemi

Adelphi, 03/04/2024

Abstract: Perché Maria Giuseppa, "una cosa liscia, senza fianchi e senza petto", è morta per Giacomo, giovane blasfemo? E che cosa nasconde il sogno di sangue di Rosalba, "fanciulletta di forse dodici forse tredici anni"? Misteri landolfiani, aberrazioni, sub- e surrealtà. E già affiorano, in questi racconti cui Landolfi affidò, nel 1937, il proprio esordio letterario, le ossessioni che ne costelleranno tutta l'opera. Opera unica fin dal suo sbocciare, se si pensa che il primo racconto letto dallo scrittore a un amico (e qui incluso) descrive "la straziante morte di un topo e il suo folle funerale". Con Landolfi siamo subito di fronte a testi giocati sul filo della realtà, che anzi hanno già valicato il crinale verso un mondo altro, dove l'autore palesa la sua lunare ironia, nonché l'inclinazione costante a esplorare la faccia velata e paradossale delle cose e dell'uomo. Non a caso Landolfi è discepolo dei grandi maestri dell'Ottocento: gli amatissimi Gogol' e Dostoevskij, ma anche Edgar Allan Poe. E a quest'ultimo rimanda forse la tensione che percorre le pagine dei sette racconti qui riuniti.

Le labrene
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Landolfi, Tommaso

Le labrene

Adelphi, 12/03/2024

Abstract: La labrena, ovvero il comune "geco", "turpe bestia" nel cui sguardo sono contenuti "tutto il male, tutto il dolore del mondo", è il perturbante emblema di questi sette racconti, giocati sul registro più congeniale a Landolfi, tra il grottesco e il fantastico. Questa volta il suo sguardo si diverte a irridere e a corrodere soprattutto le convenzioni sociali e sentimentali della famiglia borghese: la vita di coppia con la sua routine, il tradimento, il volto infernale dei parenti, lo straziante patetismo del sesso nella vecchiaia. Ma tale sguardo, lungi dal possedere la sorridente bonomia caricaturale cui siamo avvezzi, diviene lo strumento per immergerci in una dimensione di "smarrimento, angoscia, terrore". Benché ricordi a tratti Barbey d'Aurevilly o Villiers de l'Isle-Adam per l'indugio sulla crudeltà, Gogol' per le luci irreali e stranianti, "Le labrene" è landolfiano come pochi altri libri di Landolfi: nell'ibrido di dolore e di indifferenza, di gelido distacco e di complice pietà che ovunque riconosciamo, nei dialoghi come nelle trame; nell'orrore senza fine cui sembra fatalmente destinata ogni infelice marionetta mossa dai suoi fili; nel persistente sospetto che il nulla, sola e agognata via di salvezza, sia anch'esso una illusione ("Il vero incubo di Landolfi è questo: che il nulla non esista", nelle parole di Italo Calvino)."Le labrene" apparve per la prima volta nel 1974.

Se non la realtà
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Landolfi, Tommaso

Se non la realtà

Adelphi, 05/03/2024

Abstract: Romantico, ironico, divertito, polemico: è l'inatteso viaggiatore di "Se non la realtà"; ma anche trafitto da inquietudini che affiorano e subito trascolorano in speculazioni imprevedibili. Nelle sue peregrinazioni per l'Italia degli anni Cinquanta, Landolfi raccoglie minuti episodi, frammenti della vita di provincia: una quotidianità sopita che si accende solo all'occhio del visitatore che sa donarle volume narrativo. Per ogni città, scorre davanti a noi una galleria di personaggi tratteggiati in descrizioni tanto vivide da sfiorare e corteggiare il grottesco. Possiamo essere sicuri che Landolfi vede cose che nessun altro ha percepito o annotato. In una corriera diretta a Frosinone incontriamo mangiatori di arance che "imprendono la loro appiccicosa bisogna sputando semi dappertutto", bambini in preda al vomito aiutati da dame dallo "stinco peloso", e una "ripicchiata" professoressa di scuola media che redarguisce tutti. Al casinò, ci troviamo fra una bionda fatale che inebria gli uomini col "fortore delle ascelle" e un farmacista ormai in rovina ma imperterrito "inseguitore di numeri ritardatari". A raccordare queste storie e a renderle memorabili è ancora una volta la lingua di Landolfi, sontuosa e insieme brulicante di piccole schegge allucinatorie, ma soprattutto il suo sguardo, capace di svelare dietro a queste domestiche parvenze un grumo di fermenti angosciosi, densi di funebri presagi e di ossessioni letali.

Il mar delle Blatte e altre storie
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Landolfi, Tommaso

Il mar delle Blatte e altre storie

Adelphi, 01/03/2024

Abstract: Mille libri di avventure ci hanno narrato del giovane eroe che arditamente parte, forte soltanto della propria fede in un alto destino, alla conquista di terre e amori impervi e lontani. Ma immaginiamo che l'eroe sia un qualunque ragazzo turbato da vendicative insicurezze, guardiamolo trascinare verso un mare nero perché interamente coperto di blatte un padre reso imbelle e una fanciulla sadicamente abbandonata a un fantasioso quanto riprovevole oltraggio – ed eccoci penetrati, attraverso il racconto che dà titolo al volume, nell'universo surreale e letterariamente blasfemo di cui Landolfi regge con accanita destrezza le fila, sino a quel memorabile "tour de force" che è la descrizione dettagliata degli amori fra un minuscolo verme e l'eroina Lucrezia.È un gioco lieve e perverso, che si rinnova, ogni volta inventando nuovi percorsi e nuovi bersagli, in tutti i testi di questa raccolta di racconti, specialmente celebrata fra quelle del primo Landolfi. Vi incontriamo molte delle vene tipiche dell'autore: dalla vocazione parodica che si esercita, non senza divertimento, sul terreno dell'orrore alla lettura in chiave paradossale dell'ottusa frenesia di chi vive in situazioni soffocanti e chiuse; e, ancora, il gusto dell'intelligenza pura che si scatena in ironiche acrobazie concettuali e stilistiche.

La spada
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Landolfi, Tommaso

La spada

Adelphi, 13/02/2024

Abstract: Con una verve e un gusto del "pastiche" che fanno irresistibilmente pensare a un certo Borges, Landolfi ci offre in questa silloge novellistica un breve ma strabiliante repertorio di pezzi di bravura, che rinnoverà nei suoi lettori più fedeli il sottile piacere di essere partecipi, e complici, del gioco di alta prestidigitazione della scrittura landolfiana. E il piacere verrà moltiplicato dalle innumerevoli sfaccettature dei temi e delle tonalità: dal racconto eponimo – una perfetta parabola sulla tormentosa gestione del talento e dell'irresolutezza –, dove si narra di un nobiluomo che usa una spada avita per tagliare in due la fanciulla che ama in una sorta di rito dolcissimo e struggente; alla relazione accademica di un cane – un professore arzebeigiano, Onisammot Iflodnal –, il quale annuncia a un pubblico parecchio irritato che anche gli uomini, sebbene non tutti, "intendono, sentono, pensano"; a "una cronaca brigantesca" che già nell'epigrafe, tratta da "Michael Kohlhaas", evoca atmosfere kleistiane; al solo apparentemente comico "Il babbo di Kafka", in cui l'ironia vela a malapena risvolti dolorosamente autobiografici...

La pietra lunare. Scena della vita di provincia
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Landolfi, Tommaso

La pietra lunare. Scena della vita di provincia

Adelphi, 13/02/2024

Abstract: "La pietra lunare" si apre su una "scena della vita di provincia" grottesca e quasi allucinata, di quelle in cui l'autore delle "Due zittelle" era maestro. "Dal fondo dell'oscurità" il protagonista si sente guardato da "due occhi neri, dilatati e selvaggi" che lo gettano nello stupore e nel terrore. E al tempo stesso egli non può fare a meno di cogliere "un volto pallido, dei capelli bruni, un seno abbagliante scoperto a mezzo". Così ci appare Gurù, la fanciulla-capra, che presto condurrà Giovancarlo e il lettore fra i "lunari orrori" di creature diafane, fantomatiche, e fin nelle viscere della terra, nel regno arcano delle Madri, svelandosi come mistagoga di una iniziazione erotica. Il mondo sembra subito spartirsi in due specie di realtà, ostili e dissonanti. Una è quella della vita gretta che si raccoglie intorno al desco familiare, impregnata di un "odore pesante d'avanzi di lavatura di piatti e d'insetti domestici". L'altra è quella che con la luna si annuncia nel cielo, là dove "succedono cose strane, e meravigliose", dove "ci sono cose che corrono navigano girano per conto loro mentre noi dormiamo". E si può dire che tali due realtà corrispondano ai registri fondamentali dell'opera di Landolfi quale si prefigurava con nettezza in questo suo primo romanzo, anno 1939.

Tre racconti
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Landolfi, Tommaso

Tre racconti

Adelphi, 16/01/2024

Abstract: Tre donne (e una quarta nell'ombra) sono al centro di questi racconti in vario modo d'amore, usciti per la prima volta nel 1964. Tre destini eccentrici, accomunati dal segno di un'anomalia palese o profonda. La muta, la troppo bella, l'insignificante e opaca – tutte si concedono, senza darsi. Perché? È in questo mistero, e nell'incapacità maschile a penetrarlo, il filo che lega le loro sorti. Gli uomini le incontrano, le desiderano, le possiedono: ma ogni volta senza riuscire a spezzare quella sorta di cristallo da cui ciascuna pare cinta e protetta. Inesorabilmente, le donne rimangono chiuse nel loro segreto: del quale – e dell'impotenza, dello stupore, della disperazione che ingenera – pagheranno un prezzo, più o meno doloroso.Con felice intuizione narrativa, Landolfi non fa parlare le tre donne, ma i loro compagni: ed è dunque dal punto di vista di chi non comprende, di chi ferisce perché ferito, che le storie prendono vita, tradotte in pagine di rara intensità e alto coinvolgimento emotivo, che respirano con il fiato breve e ansioso dei protagonisti.

Ottavio di Saint-Vincent
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Landolfi, Tommaso

Ottavio di Saint-Vincent

Adelphi, 16/01/2024

Abstract: Afflitto dalla miseria e dalla noia, il giovane poeta Ottavio di Saint-Vincent vive nella perenne attesa di qualcosa cui egli stesso non sa dare nome – e solo questa irragionevole attesa lo trattiene dal suicidio. Ma il destino può assumere forme strane e imprevedibili: quella, ad esempio, di una duchessa bella e ricchissima che, per sfuggire a sua volta alla noia, ha deciso di raccogliere "un giovane povero, un uomo disperato", magari "ubriaco, addormentato, incosciente", e di elevarlo temporaneamente al rango di duca e suo sposo. Con conseguenze altrettanto imprevedibili: la nuova vita – ricchezza, amore, potenza e onori – dischiusa a Ottavio dalla vertiginosa finzione si rivela non meno spaventosa della miseria, giacché si può conquistare tutto ma non sfuggire al tedio e alla consapevolezza che tutto è vano e nulla è vero. In questo racconto che ha l'ingannevole leggerezza della favola Landolfi ha saputo condensare le sue più segrete ossessioni: i labirinti del destino, la vocazione al gioco e alla perdita, la nostra atroce sorte di fantasmi: "Ah, come non vedete che noi tutti veniamo dalla stessa noia e andiamo verso lo stesso nulla?"."Ottavio di Saint-Vincent" apparve per la prima volta in volume nel 1958, preceduto da una ristampa di "Le due zittelle".